sabato 4 novembre 2017

Vice segretari cooptati come segretari. L’ultima ideona dell’Anci Lombardia


Se c’è un argomento, una categoria, un profilo professionale (per chi lo ritiene tale) del quale l’Anci si è sempre e comprensibilmente del tutto disinteressato è quello del vice segretario comunale.
Una figura totalmente marginale, talmente male e poco vista che il sistema delle sostituzioni dei segretari comunque impone periodi massimi di impiego dell’attività del vicario.

Solo una volta il legislatore ebbe modo di apprendere o di ricordarsi dell’esistenza della figura del vice segretario. Si era all’epoca dell’opera demolitrice dello status dei segretari comunali, consistente in quella che è nota come legge Bassanini-bis, la legge 127/1997, che all’articolo 17 contiene il seguente comma 83: “Sino all'espletamento dei corsi di formazione e reclutamento l'ammissione all'albo nel grado iniziale è disposta in favore dei vincitori e degli idonei dei concorsi in via di espletamento ovvero dei vicesegretari che ne facciano richiesta e che abbiano svolto per almeno quattro anni le relative funzioni”.
Talmente è dettagliata la descrizione dei vicari che all’epoca poterono usufruire di questa “promozione sul campo”, che era quasi possibile individuare nomi e cognomi dei beneficiari, che si contarono sulle dita di una mano, anzi, tessere di partito e militanza comprovata alla mano.
Un piccolo spiraglio per la grande aspirazione di ogni organo politico: nominare, cooptare, chiamare a proprio totale arbitrio e possibilmente in base ad appartenenze, confidenze, condivisioni, i propri “collaboratori”, in particolare quelli “bravi”, che mirano al “risultato” e, dunque, nulla oppongono ad atti palesemente illegittimi.
Dal 1997 ad oggi, i radar avevano perso totalmente traccia dell’esistenza stessa dei vice segretari. Ma, la legge di bilancio 2018 è stata l’occasione fornita all’Anci Lombardia di pescare negli archivi reconditi della memoria e riscoprire d’improvviso il vicario. E, di conseguenza, suggerire al legislatore il seguente emendamento: “I dipendenti di ruolo degli enti locali in categoria D3 che hanno svolto per almeno 5 anni le funzioni di vicesegretario ed hanno il diploma di laurea previsto per l’accesso al “corso-concorso” i segretari comunali e provinciali, possono fare domanda per l’iscrizione nella fascia iniziale dell’albo dei segretari comunali e provinciali nella regione di appartenenza. Con decreto del ministro dell’interno da emanarsi entro il 28 febbraio 2018 verrà stabilito il numero delle iscrizioni per ogni regione che non può essere superiore alla metà delle sedi delle segreterie vacanti al 31 dicembre 2017 nelle singole regioni. In caso di domande superiore alle iscrizioni da ammettere, sarà titolo di preferenza il maggior punteggio conseguito nel diploma di laurea”.
Ottimo. Ormai da anni concorsi per segretari comunali non se ne fanno, a causa dell’intento prima non dichiarato, ma poi espressamente enunciato nella legge 124/2015 e nel fallito decreto legislativo attuativo di riforma della dirigenza, di abolire del tutto i segretari comunali. I segretari comunali ormai sono ridotti all’osso, gli scavalchi e le supplenze sono all’ordine del giorno, segretari a curare 4, 5, 6 comuni contemporaneamente, moltissimi.
Dunque, che si fa? Si avviano i concorsi per i segretari? Suggerire questo sarebbe stato troppo banale, no?
Ecco allora il rimedio: i vice segretari, quelli dei quali l’Anci ed il legislatore (salvo mirate eccezioni) se ne sono sempre infischiati, quelli che, anzi, per i soggetti gestori dell’albo dei segretari sono un fastidioso peso ed ostacolo alla gestione delle sedi di segreteria.
Basano solo 5 di svolgimento della funzione (nemmeno si chiedono 5 anni cumulativi di supplenze effettive) e una laurea (e sì, mannaggia, ci vuole la laurea…) conforme a quelle per l’accesso alla funzione di segretario e, così, per magia il gioco è fatto.
Pensiamo a tutti quei sindaci che si mordono le mani nel non aver pensato di “nominare” un vicario del segretario, che occasione persa.
Mentre per tutti quelli che abbiano “nominato” l’emendamento sarebbe ottimo e abbondante: una consolazione, piccola, se si vuole, ma moralmente molto significativa per l’irrimediabile “perdita” dell’abolizione dei segretari e della figura, così agognata, del “dirigente apicale”, cooptabile e nominabile a discrezione e piacimento da quel ruolo unico dei dirigenti che avrebbe consegnato su un piatto d’argento il potere di “nomina” dei dirigenti.
L’Anci Lombardia, evidentemente, è tra le vedove inconsolabili di quel sistema che avrebbe consentito la definitiva politicizzazione dei vertici amministrativi, il pieno arbitrio nelle nomine e la meritocrazia per i “bravi”, quelli descritti sopra.

Un contentino, dunque, non lo si vuol trovare? La trasformazione dei vice segretari in segretari, la vogliamo negare? Non sia mai.

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